La Maddalena penitente
Nell’anno degli Anniversari Canoviani un nuovo dipinto di Antonio Canova è stato portato alla luce: La Maddalena penitente. L’opera, oggi di proprietà di privati, è un dipinto ad olio su tela di 105 x 81 cm ed è stata sottoposta all’attenzione del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno per certificare la paternità di Antonio Canova.
La peccatrice è rappresentata come una giovane donna, inginocchiata a terra e posta al centro del dipinto. Indossa un semplice panno che le copre appena i seni e i fianchi, mentre la chioma sciolta le ricade sulle spalle e la schiena. In lacrime, contempla il crocifisso di fronte a lei. Fa da sfondo una parete rocciosa arricchita da qualche elemento vegetale.
Il dipinto, quando è stato trasportato presso il Museo, presentava uno stato superficiale compromesso da varie ridipinture dovute ai diversi restauri avvenuti nel corso del tempo che in un primo momento ne hanno reso difficile la lettura e la valutazione. Si è resa necessaria una pulitura per riportare il dipinto allo stato originario, avvenuta all’interno del laboratorio di restauro dell’Ente. Una volta portata a termine questa fase è stato possibile riscontrare delle affinità e delle analogie con i dipinti di mano di Canova.
Tale valutazione trova concordi la dott.ssa Moira Mascotto, direttore del Museo Canova, il prof. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e il dott. Stefano Grandesso, membro del Comitato di Studi della stessa Fondazione.
per accertare la paternità di questo dipinto, segnale che siamo punto di riferimento
per lo studio e le ricerche sull’Artista e le sue opere.”
Il Museo ha inoltre condotto approfondite ricerche di carattere storico e artistico, integrate da analisi scientifiche. La ricerca presso la biblioteca storica e l’archivio del Museo di Possagno ha documentato la realizzazione da parte di Canova di un dipinto raffigurante la Maddalena, ha rilevato delle voci di spesa sui libri dei conti e, infine, tracciato i passaggi di proprietà dell’opera avvenuti nel corso dei decenni.Le ricerche bibliografiche hanno portato alle biografie stese dalle persone vicine all’Artista e, tra gli altri, è stato esaminato il volume di Giuseppe Falier – figlio di quel Giovanni primo mecenate e protettore di Canova – che nel 1823 scrisse le Memorie dell’Artista. Il dipinto fu citato anche da altri biografi di Canova, come Melchior Missirini e la riproduzione calcografica è stata inserita anche ne L’opera completa del Canova di Giuseppe Pavanello, edito da Rizzoli Milano nel 1976. Le ricerche di archivio poi hanno portato al rinvenimento di un documento, redatto a Crespano del Grappa il 19 giugno del 1799 da Francesco Zardo, detto ‘Fantolin’ – fratello di Angela Zardo, mamma di Canova – che attesta la realizzazione della cornice del dipinto in questione.
L’opera è stata studiata, inoltre, anche dal punto di vista iconografico e stilistico. Per il primo aspetto, vi è certezza che Canova dipinse una tela raffigurante la Maddalena durante il soggiorno possagnese del 1798-99 e sappiamo che la sua governante, Luigia Giuli, ne trasse una copia che oggi è custodita presso l’Accademia di San Luca a Roma. L’opera inoltre venne incisa da Antonio Zecchin su disegno di Carlo Paroli e, oltre a queste informazioni e alla dedica, in calce alla stampa si legge “Antonio Canova dipinse”.
Per giungere ad un’attribuzione certa, il Museo ha cercato inoltre delle evidenze scientifiche avvalendosi della collaborazione dell’Università di Bologna e del Centro Interdipartimentale di Ricerca “Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici” – CIBA dell’Università di Padova. Grazie a tutti questi studi e ricerche, sia dal punto di vista storico-artistico e scientifico, bibliografico e archivistico, iconografico e stilistico, il Museo Gypsotheca Antonio Canova può oggi affermare che il dipinto rinvenuto sia un’opera di Antonio Canova.